TANNA ALLA SETTIMANA DELLA CRITICA

– Riportiamo la presentazione di Tanna alla 30a edizione della Settimana Internazionale della Critica, che ha avuto luogo nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia. Al termine della manifestazione, Tanna ha vinto il Premio per la Miglior Fotografia e il Premio del Pubblico Pietro Barzisa.

«La sento, mi sta parlando».
Selin potrebbe avere sei o sette anni, gonnellina di paglia e sorriso contagioso. Quella “lei” di cui parla è il vulcano Yasur, che la sua tribù adora come una divinità. Dal suo ventre si emana dall’inizio dei tempi una legge che nessuno, al villaggio Yakel sull’isola di Tanna nel cuore del Pacifico, osa trasgredire. Ad eccezione di due giovani, la sorella di Selin e il nipote del capo, che si amano.
Costruito come una danza che trascende i generi del cinema, Tanna è un film sull’essenza della vita e dell’amore pronto a tutto pur di restare integro.
Primo lungometraggio di finzione girato su quest’isola appartenente allo Stato di Vanuatu – che ha co-prodotto il film con l’Australia – ha origini che partono nel 2013 quando uno dei due cineasti, Bentley Dean, decise di trascorrere un periodo di tempo con la propria famiglia immerso in una cultura totalmente diversa dalla propria. Giornalisti, scrittori, antropologi e documentaristi, gli australiani di Melbourne Dean & Butler lavorano insieme da sette anni, durante i quali hanno realizzato documentari e reportage sulle popolazioni aborigene «adottando con loro un approccio e uno stile non invasivi, basati sulla pazienza, il rispetto e l’intenso rapporto personale». Da soli, senza finanziamenti, ma solidi di tali esperienze, hanno deciso di avventurarsi in quel periodo nel cinema di finzione, rimanendo tuttavia fedeli all’approccio verso gli universi umano e naturale che avrebbero raccontato. Due tribù del villaggio Yakel a Tanna sono diventate i loro personaggi e un reale fatto di cronaca – un matrimonio combinato tra due tribù che diventa causa di una tragedia sentimentale – è stato scelto quale soggetto del film.
Il racconto preparatorio dei due cineasti è quasi affascinante quanto la pellicola che ne è risultata: «Queste persone, intrise di tradizioni e regole a cui sono molto legate, sono per la maggioranza anal- fabete e non avevano mai visto un film in vita loro. Dopo esserci presentati e aver loro proposto il tipo di progetto che avevamo in mente, abbiamo pensato fosse utile organizzare una proiezione di 10 canoe di Rolf de Heer e Peter Djigirr per mostrare a che tipologia di film volevamo ispirarci. Doveva essere un lavoro “scritto” e interpretato da loro, volevamo fosse il più possibile il “loro” film. La risposta immediata dei nostri nuovi amici è stata: “Possiamo iniziare già domani?”».
Le riprese di prova di Tanna sono iniziate nel marzo del 2014 e dopo numerosi laboratori tenuti da Dean & Butler con gli abitanti di Yakel: secondo la loro testimonianza, nel trascorrere del tempo gli “attori” acquisivano una crescente consapevolezza delle “pieghe” drammatiche che si andavano creando attraverso la storia d’amore contrastata tra i due giovani, ovvero la trama portante della storia. «Alla fine – ricordano gli autori – erano talmente naturali in gesti, emozioni e parole, da riuscire a improvvisare le loro scene fornendo acuti assai più struggenti rispetto alle prove che si avvicendavano». La naturalezza “guidata” con sapienza dai due registi esplode in Tanna con un’originalità dai rari precedenti: realismo poetico, numerosi climax tragici intervallati da splendidi momenti comici, sospensioni narrative a favore di un maturo documentarismo, e – non per ultimo – le riprese mozzafiato sulle pendici del vulcano Yasur in eruzione, anch’esso personaggio tra i personaggi, che fanno vibrare il grande schermo.
Tanna non è una ricerca antropologica mascherata da cinema, ma è uno straordinario film-esperienza magicamente concepito, la cui visione non può evitare di coinvolgere empaticamente gli spettatori, così come ha “agito” sui suoi realizzatori. «È stata un’esperienza rara poter vivere con una tribù completamente legata alle tradizioni. Collaborare creativamente con gli abitanti di Yakel è stato per noi un dono umano ed artistico che non ci abbandonerà mai».

(fonte: 30. Settimana della Critica, catalogo)